Differenza tra scotch, rum, brandy e whisky

Scotch, rum, brandy e whisky: quali sono le differenze?

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Per i palati meno raffinati ed esperti, comprendere quali siano le differenze tra questi quattro superalcolici e riuscire a riconoscerle a livello gustativo, spesso può essere complicato. Si parla infatti di bevande contenenti una percentuale di alcol molto elevata, che potrebbe trarre in inganno e rendere sovrapponibili le numerose sfaccettature di sapore che invece caratterizzano ciascuna di queste specialità.

Va infatti specificato che il whisky, il rum e il brandy vengono ricavati dalla distillazione di tre prodotti completamente differenti, che conservano all’interno del drink un sapore caratteristico: conoscere la loro derivazione e le differenze tra di essi consente non solo di riconoscerli, ma anche di apprezzarne le sfaccettature e le note aromatiche, regalandosi un’esperienza degustativa che affonda le sue radici in tradizioni e procedure antichissime.

Whisky e Scotch: sono la stessa cosa?

Entrambi i drink condividono la medesima derivazione, in quanto vengono ottenuti dalla fermentazione di cereali, e la loro nascita si aggira attorno al 1400. Ciò che cambia, essenzialmente, riguarda il tipo di cereale impiegato e la derivazione geografica: secondo accordi internazionali infatti, il whisky prodotto in territorio scozzese deve assumere il nome di Scotch, così come il whisky prodotto negli Stati Uniti viene indicato come Burbon.

Per quel che riguarda il tipo di cereale impiegato, vediamo che il “whisky” per eccellenza, che si contrappone a quello scozzese, viene prodotto in Canada: qui il cereale principalmente utilizzato per la produzione dell’acquavite è la segale. Al contrario, lo Scotch può essere realizzato con la distillazione di malto d’orzo (Single malt) oppure dalla miscela di altri tipi di cereali come per esempio il frumento.

Il Burbon nasce invece dall’unione delle due tradizioni, e si realizza con diversi tipi di cereali fermentati, tra cui il malto d’orzo, la segale e il granoturco.

Rum: origine e derivazione

Il rum è una delle bevande alcoliche più antiche, e le prime testimonianze della sua produzione risalgono al 1300, grazie ad uno scritto di Marco Polo che lo assaggiò per la prima volta durante un viaggio in Medio Oriente.

Questa bevanda viene realizzata con un’aquavite molto diversa rispetto a quella del whisky, che infatti viene ottenuta dalla melassa della canna da zucchero: lo zucchero viene centrifugato fino ad ottenere un concentrato molto denso che verrà poi sottoposto a distillazione. Ne deriva che il rum ha un sapore dolce intenso inconfondibile, spezzato dall’alta concentrazione di alcol al suo interno, che generalmente si aggira attorno al 40%.

Un buon rum deve essere caratterizzato da un perfetto bilanciamento tra la componente dolce e quella alcolica, per evitare che il drink appaia eccessivamente forte e secco al palato.

Brandy: provenienza e tradizione

Questo drink viene realizzato tipicamente in tutti quei territori che tradizionalmente sono impegnati nelle coltivazioni di uva: per questo, spostandosi di Paese in Paese, questo può assumere diverse denominazioni, in Francia ad esempio, prenderà il nome di Cognac.

Il processo di realizzazione prevede l’invecchiamento del vino e la sua successiva distillazione: questo differenzia il Brandy da qualsiasi altro liquore, in quanto il sapore tipicamente vinoso lo rende immediatamente familiare e riconoscibile. Il tasso alcolico di questo drink è molto variabile e può spingersi fino al 60%. Anche l’aromatizzazione del Brandy può essere varia: infatti è possibile impiegare diversi elementi vegetali per caratterizzare e rendere unico il sapore di questa bevanda, conferendogli sapori più o meno decisi che vadano a smorzare la nota dolciastra del vino.

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